Rivista "IBC" XIII, 2005, 2
musei e beni culturali, biblioteche e archivi / mostre e rassegne
La primavera, per i beni culturali, è tempo di semina. In particolare qui da noi, in Emilia-Romagna, dove tra aprile e maggio di quest'anno sono state realizzate tre importanti iniziative che, sebbene diverse tra loro, erano accomunate dall'obiettivo di aprire le porte a nuovi visitatori. Identico anche lo spirito che le ha animate: mettere insieme le forze residue (poche ma buonissime) e rispondere, con l'ottimismo del fare, alla decadenza in atto nel nostro paese.
Ad aprire le danze propiziatorie sono stati gli archivi, con la quarta edizione di "Quante storie nella storia", la settimana della didattica promossa dalla Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna, dall'IBC - Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna, dall'Assessorato alla cultura della Provincia di Bologna e dal gruppo di lavoro sulla didattica dell'Associazione nazionale archivistica italiana - Sezione Emilia-Romagna. Dall'11 al 17 aprile un fitto calendario di convegni, esposizioni, visite e percorsi guidati è stato organizzato da numerosi archivi del territorio regionale: da Piacenza fino a Savignano sul Rubicone, passando per Parma, Guastalla, Modena, Frassinoro, Nonantola, Carpi, Cento, Bologna, Imola, Cervia, Castrocaro Terme e Terra del Sole.
La Romagna ha risposto da par suo con una iniziativa più concentrata nella durata, ma ancora più polifonica nell'estensione. Prendendo spunto dalla fortunata usanza catalana di scambiarsi libri e rose durante la festa di San Giorgio (il 23 di aprile, che l'UNESCO ha decretato "Giornata internazionale del libro"), è stato scelto il 24 di aprile per festeggiare "L'altra domenica", ovvero una giornata intera da trascorrere tra biblioteche e musei aperti. Tre le Province coinvolte nella virtuosa alleanza istituzionale, patrocinata anche in questo caso dall'Istituto regionale per i beni culturali: Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini (www.racine.ra.it/openday/). Notevole in questo caso la capacità di sfruttare al meglio le opportunità mediatiche: per attirare l'attenzione sull'"Open day", infatti, sono stati invitati a prestare gratuitamente il proprio volto romagnoli doc come la cantante Laura Pausini, l'attrice Chiara Muti, il giovane campione del mondo di motociclismo Andrea Dovizioso, e romagnoli "di confine" come lo scrittore Carlo Lucarelli e la campionessa olimpica Josefa Idem. Impressionanti anche la vastità delle tematiche scelte per animare la giornata, e i numeri messi in gioco: 63 le biblioteche, 55 i musei aperti, oltre 200 le iniziative organizzate. Ma ciò che colpisce di più, alla fine, è proprio l'idea di far parlare con la stessa voce biblioteche e musei, una volta tanto senza steccati. Idea tanto semplice e sana, quanto poco praticata.
A chiudere in bellezza le danze di primavera è stato infine il Sistema museale della Provincia di Modena, che sabato 21 maggio, approfittando della VII edizione della Settimana nazionale dei beni culturali, ha chiamato Philip Daverio per lanciare l'iniziativa "Musei da gustare" (www.museimodenesi.it). Un'occasione preziosa per sperimentare, nei luoghi della cultura, alcuni dei gusti più piacevoli della vita: conoscere, esplorare, capire, sorprendere e sorprendersi, ascoltare, raccontare, confrontarsi e creare. Altro che mortificazioni intellettuali. Chi ha partecipato agli appuntamenti organizzati dai musei modenesi ha potuto assaggiare in tutta calma la bontà di aromi sempre più rari, i sapori del gioco, della musica, del teatro, dell'arte e, naturalmente, quelli del cibo. E per apprezzare la concretezza delle esperienze proposte basterà citare il caso del Museo civico archeologico di Castelfranco Emilia, dove il laboratorio di archeologia sperimentale sulla caccia nella preistoria s'è concluso, come si conviene, con una sana degustazione di carne allo spiedo.
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