Rivista "IBC" XIII, 2005, 2
interventi, leggi e politiche, pubblicazioni
La creatività non riguarda più solo la bellezza, non è un talento innato o un processo naturale, ma è una vera risorsa economica che richiede impegno, applicazione, studio e sperimentazione, a volte faticosa, di nuove strade. Una creatività messa al lavoro, dunque, un saper fare da non intendersi, però, esclusivamente come modo alternativo di progettare, produrre e comunicare, ma come nuovo approccio alla vita, una vita di qualità.
Questi sono alcuni concetti riportati nella ricerca "I distretti della creatività in Emilia-Romagna" ( www.aaster.it/pdf/rapporto.pdf), uno studio, voluto dall'Assessore alla cultura della Regione Emilia-Romagna, Marco Barbieri, e realizzato dal Consorzio AASTER (Associazione agenti per lo sviluppo del territorio) di Milano, che ha come obiettivo l'analisi delle esperienze creative del territorio regionale. "L'indagine" - afferma l'assessore - "costituisce un primo passo per dare delle risposte concrete a una creatività estremamente diffusa nel nostro territorio e per dare sempre più spazio a una nuova classe creativa che si interroga ogni giorno sul futuro e vuole investire su di esso. La ricerca ha portato a dei risultati sorprendenti che ci aiuteranno ad affrontare la seconda fase di questa importante operazione: dare il via a un tavolo di confronto su questi temi per favorire la diffusione delle idee più innovative e il continuo progresso della nostra regione. È significativo che sia proprio un assessorato alla cultura a interessarsi per primo di creatività legata allo sviluppo economico e alla produzione. Il ruolo della cultura nella nostra società sta cambiando, e a ciò si stanno opportunamente adeguando le istituzioni del settore, perché credo abbiano finalmente capito che la bellezza salverà il mondo, come diceva non a caso Dostoevskij, e io aggiungo che salverà l'Emilia-Romagna".
La ricerca si basa principalmente su 120 interviste a imprenditori, artisti, operatori culturali, liberi professionisti ed eventologi dell'Emilia-Romagna, come il regista teatrale Daniele Abbado, il regista Giuseppe Bertolucci, la direttrice del festival della Filosofia di Modena Michelina Borsari, la stilista Mariella Burani, gli artisti Luca Carboni, Raul Casadei e Giovanni Lindo Ferretti, il prorettore dell'Università di Bologna Roberto Grandi, ecc. Ognuno di loro ha raccontato la sua storia, il rapporto con il territorio, le ambizioni, le reti di relazioni e le difficoltà che ha incontrato nel corso della sua esperienza. Inoltre è stata effettuata una rilevazione, tramite questionari, su un campione di 52 soggetti provenienti dal mondo dell'associazionismo culturale, dalle pro-loco e dalle imprese, che rappresentano il 21,6% del totale.
L'Emilia-Romagna possiede molti dei requisiti che la ricerca ha individuato come fondamentali per un positivo e ampio sviluppo della creatività: primo fra tutti la grande diffusione nel territorio regionale di centri urbani di media dimensione che ha favorito una distribuzione equilibrata delle risorse creative. Questo sistema di creatività diffusa è il risultato delle capacità che gli operatori economici e gli intermediari culturali hanno mostrato nel far convivere abilità artigianali all'interno di complessi processi industriali di produzione. A sostegno di quanto detto finora, è poi utile ricordare come l'Emilia-Romagna si posizioni fra le prime regioni per numero di brevetti, con circa il 20% dei depositi brevettuali italiani: dei brevetti regionali, la sola Bologna ne registra ben il 55%, le province emiliane il 36%, mentre quelle romagnole solo il 5% circa.
Dalla ricerca emerge che gli ambiti nei quali sono state recentemente introdotte innovazioni significative riguardano le forme della comunicazione (81,8%), il prodotto/servizio offerto (54,5%) e l'attività di ricerca (18,2%). Secondo il 74,4% degli intervistati, il contributo della componente creativa nei processi innovativi è molto rilevante, mentre per il restante 25,6% è abbastanza rilevante. Molti sono gli ambiti economici nei quali invece la creatività è già applicata: i nuovi settori audio/luce, il design, i servizi qualificati, seguiti dal turismo e dal settore manufatturiero-agroalimentare. Per quanto riguarda invece l'introduzione della creatività nell'ambito della società civile i settori più coinvolti sono quelli del loisir-intrattenimento. In particolare questi dati fanno riferimento ai tre sistemi territoriali Emilia, Romagna e Bologna che sono molto differenti per potenzialità, criticità, storie e funzioni.
La prima di queste tre aree, l'Emilia delle province di Piacenza, Parma, Reggio e Modena, si presenta come un territorio in cui la creatività trova ampio spazio sia in ambito imprenditoriale, sia in quello artistico. A caratterizzare la società locale, in questo caso, è la felice commistione tra un diffuso senso di socialità e una propensione al soddisfacimento delle aspirazioni individuali. Questa caratteristica è un'utile chiave di lettura per spiegare la creatività emiliana nelle sue varie forme, e per comprenderne la capillare diffusione sul territorio. In ambito imprenditoriale, ad esempio, si osserva la diffusione di una fitta rete d'artigiani e di piccole imprese di subfornitura, definito da uno degli intervistati come la "banca di creatività" del territorio, che è il sottobosco su cui poggiano imprese medio-grandi come Ferrari o Max Mara, caratterizzate da una grande azione innovativa e creativa che raramente è venuta meno sin dalla loro nascita. L'ottima offerta formativa e culturale del territorio ha poi generato una vitale scena artistica, che ha dato vita a eccellenze tanto in campo musicale, quanto in quello letterario, teatrale e cinematografico.
L'Emilia è il territorio d'origine di gran parte degli interpreti che hanno fatto la storia della musica leggera italiana, da Zucchero a Vasco Rossi, da Francesco Guccini fino a Ligabue. Inoltre, vi è un fertile sottobosco di musicisti meno celebrati, ma molto apprezzati da pubblico e critica, quali, per citarne solo alcuni, gli ex CCCP (ora PGR), Vinicio Capossela e i Modena City Ramblers, che concorrono allo sviluppo della cosiddetta scena musicale indipendente e alternativa. È la patria di registi cinematografici come Bertolucci, Bellocchio e di compagnie teatrali come l'Aterballetto di Reggio Emiilia o di scrittori contemporanei molto legati, nella loro poetica, al loro territorio d'origine come Giovanni Guareschi, Alberto Bevilacqua, Pier Vittorio Tondelli e Attilio Bertolucci. Tutto ciò è stato reso possibile grazie alla predisposizione di un territorio omogeneo ad accompagnare queste attività, concedendo loro spazio e attenzione.
Bologna, invece, a differenza delle altre province emiliane, rivendica un ruolo di città-regione che non sempre trova una puntuale corrispondenza nella realtà. Funzioni strategiche della città sono indubbiamente l'università e più in generale il suo essere il bacino culturale e di conoscenze immateriali da cui tutta la regione attinge. La dinamicità della realtà bolognese, altrimenti simile a quella delle altre province emiliane, è data proprio dal fatto di essere un luogo preposto all'accoglienza di decine di migliaia di studenti ogni anno, con un corollario di attività culturali ed esperienziali che vanno al di là della pura e semplice formazione accademica; per questo motivo, come sostiene il prorettore dell'Università Roberto Grandi, la creatività diffusa è maggiore rispetto alle altre città.
"Tutto è partito dal clima che si respirava a Bologna intorno al 1977-78" - racconta Luca Carboni - "c'erano tante band, c'era anche a livello universitario bolognese questa quantità di gruppi che si ispiravano un po' al punk, che nasceva in Inghilterra. Di solito chi si muove nella creatività musicale da qualsiasi città deve muoversi per andare o a Roma o a Milano o a Bologna. E Bologna in particolare allora era il centro dell'attenzione".
Ma l'immaginario comune di città creativa è spesso smentito dall'esperienza della realtà concreta. Bologna, dopo l'epoca d'oro vissuta da tutto il territorio emiliano negli anni Settanta e Ottanta, in cui convivevano estro, innovazione tecnologica e industrie illuminate (anni subito successivi al premio Nobel per la chimica a Natta, e alla nascita della Brionvega, ad esempio), è come se si fosse fermata e da allora vive di luce riflessa e di potenzialità inespresse. Nonostante ciò la città che sembra essere ancora oggi il luogo ideale per l'incontro, l'interazione e lo scambio di esperienze, si sta interrogando su come mantenere e far crescere le proprie energie innovative e creative. La sfida sta proprio nel tradurre e nell'esprimere concretamente queste capacità potenziali.
Infine la Romagna, le cui risorse creative ruotano attorno al turismo. La riviera romagnola, principale comprensorio turistico italiano, costituisce già di per sé una grande idea creativa, che ha origine nella forte e radicata cultura dell'accoglienza che anima questo territorio. Da meta preferita per il proletariato urbano nel dopoguerra, essa ha saputo riconvertirsi in un vero e proprio "distretto del piacere" negli anni Ottanta e Novanta, grazie alle discoteche e al massiccio afflusso giovanile durante i weekend. Un tale fenomeno ha generato sul territorio un notevole indotto non solo monetario, ma anche immateriale, che ha posto le basi per la nascita di imprese come Technogym ed eventi come il Festival del Fitness, che hanno contributo all'evoluzione dell'immaginario collettivo della riviera romagnola, aggiungendo in questo caso il "benessere" al "piacere".
Tuttavia, negli ultimi anni l'utenza turistica è sensibilmente diminuita, obbligando la Romagna a ripensare a se stessa ancora una volta e contribuendo a mettere in luce gli elementi di debolezza del sistema, primo fra tutti un certo appagamento e immobilismo, dovuto alle latenti pulsioni localistiche, che ostacolano tuttora la percezione del territorio come un distretto in grado di programmare il proprio sviluppo in modo organico e coerente nel lungo periodo. Il diffuso sentire sociale è una delle principali risorse cui attingere affinché il territorio possa compiere la completa transizione da sistema basato su di un'economia dei servizi, a sistema fondato su di un'economia dell'esperienza, e di conseguenza tornare ad essere una realtà creativa nel panorama turistico internazionale.
La creatività c'è, dunque, in Emilia-Romagna ed è diffusa su tutto il territorio, ma, come dice l'assessore Barbieri: "Non basta essere ricchi, bisogna saperlo raccontare. Io penso ad un'emittente satellitare che possa irradiare da Bologna. A me piacerebbe molto che da questi territori si potesse parlare al mondo, il mondo non provinciale, quindi, non esclusivo e non solo emiliano-romagnolo, perché non si può affrontare l'arte, lo spettacolo, la cultura con dei confini geografici". E per saper raccontare, sostengono gli intervistati, occorre una regia importante, quella delle istituzioni, e in particolare degli assessorati alla cultura, che siano in grado di individuare e valorizzare ciò che il territorio produce, che agevolino la comunicazione e lo scambio tra le varie realtà creative del territorio e sappiano creare dei rapporti sempre più saldi con le altre istituzioni, gli istituti bancari, le fondazioni ecc., per sostenere il percorso creativo nel suo complesso.
A tal proposito Federico Minoli (amministratore delegato e presidente di Ducati Holding), ha precisato che "la Regione non ha nessuna speranza di essere un motore di creatività, ma ha il compito istituzionale di rimuovere gli ostacoli che ci sono per realizzare cose innovative. Deve rimuovere l'aria stagnante, recuperare volontà e capacità di investire sul futuro, superare quella prassi televisiva di comunicazione e riflessione cortadell'oggi sull'oggi". "Con questa ricerca almeno un passo è stato fatto" - dichiara infine l'assessore Barbieri - "rispetto a qualche decennio fa: adesso, infatti, è chiaro come la creatività possa fare la differenza, per l'Italia e per l'Emilia-Romagna. Ora, l'unico tentativo possibile è porre il problema agli occhi di tutti e tentare di capire con operatori, con persone e con soggetti diversi, se insieme si può fare un po' di strada".
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