Rivista "IBC" XIII, 2005, 1
Dossier: Cantieri culturali - Nuovi spazi per biblioteche e archivi
biblioteche e archivi, dossier /
La realizzazione di oltre dieci nuove sedi bibliotecarie e archivistiche e la ristrutturazione o il rinnovamento di più di quaranta, negli ultimi cinque anni, in Emilia-Romagna, rappresentano dati molto significativi in una situazione, come quella regionale, che si colloca a un livello paragonabile alle più avanzate realtà europee.
Risulta così evidente che la domanda di servizi bibliotecari non diminuisce con lo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche e telematiche, che si dimostrano complementari e non alternative alla richiesta di accesso ai libri, soprattutto laddove le biblioteche riescono ad offrire un patrimonio qualificato e diversificato; fa riflettere, poi, notare come l'opera di rinnovamento sia avvenuta spesso all'interno di realtà già avanzate, evidentemente perché una offerta qualificata fa "crescere" gli utenti, incrementando ulteriormente la domanda di servizi e generando un continuo stimolo al miglioramento e all'adeguamento.
L'esposizione allestita in occasione della XII edizione del Salone del restauro di Ferrara illustra questo insieme di interventi, e se il criterio di scelta temporale non ha forse permesso di presentare un panorama completo dell'offerta regionale, ha consentito comunque di verificare i principali e più recenti orientamenti seguiti nelle iniziative di rinnovamento dei servizi.
È particolarmente interessante poter verificare come le varie funzioni bibliotecarie, sia quelle consolidate che quelle più nuove, si siano misurate non solo con l'organizzazione dei servizi, ma anche degli spazi e degli arredi: non va dimenticata l'importanza di rendere la biblioteca, oltre che un luogo adeguatamente fornito, anche piacevole, attraente, significativo per l'organizzazione urbana, e quindi la necessità di affiancare l'offerta di un patrimonio documentario ricco, aggiornato e diversificato, con la proposta di spazi nei quali sia piacevole andare e restare.
Gli elementi che emergono da questo esame sono meritevoli di attenzione:
innanzitutto, oltre la metà degli interventi sono collocati in comuni sotto i
10.000 abitanti (e di questi la metà ne contano meno di 5.000). Il numero delle
biblioteche collocate in edifici appositamente ristrutturati, poi, è molto
superiore a quello delle biblioteche edificate ex novo. Sia nel caso di nuove
costruzioni che di ristrutturazioni, gli edifici costituiscono presenze
significative nel tessuto urbano, al loro interno vi è una ricca articolazione
in sezioni, differenziate in base ai diversi tipi di fruitori (come i ragazzi e
la prima infanzia), alle tipologie di materiali documentari - con particolare
attenzione alla multimedialità -, alla specializzazione tematica, come la
storia locale o altri argomenti legati alle caratteristiche del territorio.
La maggiore funzionalità delle biblioteche nuove rispetto a quelle ristrutturate non corrisponde sempre ad una maggiore qualità finale del risultato. Nelle ristrutturazioni di edifici esistenti, soprattutto di contenitori storici in cui occorre affrontare i vincoli e le rigidità di edifici concepiti per usi differenti, quello che spesso si perde in flessibilità degli spazi si guadagna in valore ambientale e in ricchezza delle soluzioni. A volte si devono ricavare percorsi tortuosi, vi sono spazi difficilmente utilizzabili: la flessibilità è difficile da ottenere, la collocazione di nuove strumentazioni tecnologiche è difficile. Il valore estetico, però, in genere è grande, a volte le costruzioni hanno parchi e spazi esterni molto piacevoli e comunque hanno una collocazione in zone di pregio nel tessuto urbano. Anche la frequente maggiore articolazione in locali di dimensioni più piccole, se comporta diversi problemi di ordine organizzativo, crea però delle condizioni di riservatezza e intimità che si ritrovano più difficilmente in edifici moderni.
D'altra parte gli edifici nuovi costituiscono quasi sempre presenze importanti nel tessuto urbano, che si impongono per la loro particolarità, assumendo un valore simbolico. L'organizzazione interna si avvantaggia di spazi in genere ampi e molto flessibili, nei quali qualsiasi inserimento di nuove attrezzature tecnologiche può avvenire senza problemi, così come la riorganizzazione del servizio, mediante nuove disposizioni spaziali. In molti casi le biblioteche e gli archivi sono inseriti in sistemi culturali più vasti che comprendono altre attrezzature culturali e informative ("informagiovani", sale convegni, spazi espositivi, punti di informazione). Questo sforzo di integrare biblioteche (e anche archivi) con altre strutture culturali è molto produttivo perché aumenta la capacità di attrazione dei servizi e l'offerta per gli utenti.
Per quanto riguarda gli archivi, le realizzazioni sono meno numerose, ma molto
significative dal punto di vista della qualità: quasi ovunque, infatti, ci si
è posti l'obiettivo di costruire non tanto, come fino a qualche anno fa
spesso accadeva, un luogo di conservazione della documentazione, ma invece un
vero e proprio servizio archivistico, con strutture e attrezzature idonee. Così,
accanto alla predisposizione di ambienti adatti alla conservazione - dotati di
tutti i dispositivi idonei a garantire le condizioni ambientali e il loro
monitoraggio - e insieme alla dotazione delle attrezzature per la collocazione
e la movimentazione dei documenti, si sono previste sale di consultazione, spazi
espositivi, luoghi per iniziative di valorizzazione (pensando soprattutto alla
scuola). Particolarmente interessanti sono quelle situazioni in cui si è scelto
di collocare insieme i servizi bibliotecari e archivistici riuscendo a
utilizzare in comune spazi ed attrezzature e anche, in parte, personale,
realizzando un vero e proprio istituto culturale in grado di integrare nel modo
più completo l'offerta di materiali documentari e informativi.
Dall'insieme delle esperienze esaminate, dai risultati raggiunti - ma anche
dai limiti segnalati in alcuni casi, soprattutto nel funzionamento a pieno
regime - si può ricavare l'indicazione di quali siano gli elementi in grado
di decretare, oggi, il successo degli interventi nel settore delle biblioteche e
degli archivi.
? È bene, innanzitutto, "pensare in grande" e prevedere spazi ampi il più possibile, sia perché la maggiore ricchezza della documentazione è destinata ad attirare nuovo pubblico, sia perché la diversificazione nelle modalità di utilizzo (studio individuale e di gruppo, nuovi supporti e strumentazioni) e la presenza di differenti tipi di utenti (adulti, ragazzi, prima infanzia) richiedono spazi che siano aperti, accessibili, visibili, ma anche zone separate e silenziose che permettano la concentrazione.
? Va prestata molta attenzione, a partire dall'ingresso, a quelle caratteristiche di organizzazione e di arredo (luce, colori, scaffalature, espositori) che possano invitare le persone ad entrare, senza incutere soggezione: servizi informativi facilmente accessibili, documentazione più legata all'attualità, emeroteca, mediateca, anche supporti per informazioni autogestite (appuntamenti locali, piccoli scambi), "muri parlanti" o attrezzature analoghe che aiutino gli utenti a prendere confidenza con il luogo.
? È utile cercare di rendere visibili al pubblico, già dall'ingresso, almeno accennati, tutti i servizi che la biblioteca è in grado di offrire e fare in modo che la struttura sia il più possibile visibile nel suo insieme. Per evitare effetti di spaesamento, se gli spazi sono ampi devono essere resi riconoscibili, comprensibili nella loro articolazione, sia prevedendo una segnaletica gradevole ed efficace, sia collocando punti di riferimento che facilitino l'orientamento e la leggibilità dell'ambiente.
? Gli spazi a cui occorre pensare non sono solo quelli per i servizi al pubblico, ma anche quelli per i servizi interni, spesso ingiustamente sacrificati, con conseguenze negative sulla organizzazione del lavoro dei bibliotecari e degli archivisti.
? Il progetto deve avere presenti, fin dall'inizio, l'organizzazione dei servizi e le soluzioni di arredo e deve prevedere una presenza determinante dei bibliotecari. Si può dire che per la qualità del risultato finale più che le caratteristiche dei contenitori (edifici nuovi o pre-esistenti) o la corrispondenza a modelli predeterminati, l'elemento davvero determinante sia avere svolto un accurato lavoro preliminare, approfondendo adeguatamente le esigenze, considerando le funzioni, gli spazi necessari, le loro caratteristiche e i loro rapporti, i servizi e le attrezzature previste, le soluzioni di arredo. Tutto questo a partire dalla definizione dei destinatari, di coloro ai quali ci si vuole rivolgere, sia dal punto di vista quantitativo che tipologico. Occorre mettere in grado i bibliotecari di incidere sulle scelte progettuali, incoraggiandoli ad una partecipazione attiva, sottolineando che non bisogna separare mai le esigenze estetiche da quelle legate al perseguimento degli obiettivi della biblioteca o dell'archivio.
Nuovi spazi e nuovi servizi richiedono risorse per funzionare: a volte progetti anche di grande qualità faticano a dispiegare tutte le potenzialità perché non si sono valutate pienamente le risorse necessarie per il mantenimento; questo vale per il personale, per la formazione, per le nuove acquisizioni, ma a volte anche per la manutenzione e la gestione degli edifici. Anche questo è un capitolo molto interessante e utile da affrontare, ovvero come sia possibile concepire le soluzioni progettuali, sia tecniche che organizzative, valutando anche adeguatamente la loro gestione nel tempo.
Alla luce dei risultati certamente stimolanti della ricognizione operata in
occasione della mostra di Ferrara si può concludere che un'attenta e costante
osservazione dei cambiamenti che intervengono nelle biblioteche e negli archivi
anche sul piano della progettazione e dell'organizzazione degli spazi, e la
creazione di momenti di approfondimento e di riflessione, possono dare senza
dubbio un contributo importante di conoscenza per migliorare la qualità dei
servizi.
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