Rivista "IBC" XIII, 2005, 1
musei e beni culturali / immagini, mostre e rassegne, pubblicazioni
Piacevolmente utile allo specialista, ma altrettanto prezioso per un qualsiasi lettore attento e curioso è questo catalogo, realizzato in occasione della mostra omonima, allestita, a Roma, nei grandiosi spazi delle Olearie, alle Terme di Diocleziano, su iniziativa dell'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione del Ministero per beni e le attività culturali. Il catalogo, come la mostra, è un'efficace dimostrazione della fondamentale importanza che gli archivi e una corretta opera di conservazione possono esercitare in tutti gli ambiti. Anche la sede espositiva è parte di questo intento e dell'argomento proposto: i magazzini dell'olio dello Stato pontificio, il quale aveva così riutilizzato le terme di Diocleziano.
I temi del riuso, del reimpiego, della trasformazione della città antica, dei suoi monumenti, delle sue vestigia, consuetudine diffusa, del resto, già nello stesso evo antico, trovano nella documentazione fotografica e nei saggi di questo volume un esemplare equilibrio tra le considerazioni e le riflessioni degli storici, degli archeologi, di chi studia la fotografia e l'emozione, la riscoperta e i dettagli che le immagini suscitano. Un percorso tra parola e segno. Un rimando nel tempo tra l'occhio di chi guarda ora e quello di chi era dietro alla macchina fotografica.
L'esorbitante patrimonio archeologico dell'Urbe si dipana negli scatti selezionati in questo catalogo, proponendo due secoli di un grand tour in bianco e nero, erede di acquerellisti e vedutisti, che non vuole essere esaustivo, ma teso a sottolineare momenti significativi anche per l'assetto urbanistico. Tra dagherrotipi, stampe all'albumina e bromuro d'argento, è possibile conoscere il tempo in cui monumenti antichi o intere aree archeologiche sono state "liberate" da sovrastrutture; "ripensate" o inglobate nel percorso di una strada.
L'occhio recupera la città che c'era, coglie il profondo cambiamento che la permea quando diviene la capitale dello Stato italiano come pure il diverso significato che la compagine antica acquisisce tra gli anni Venti e Quaranta. In quella temperie, anche nell'ambito della comunicazione visiva, grazie all'affermarsi dell'industria cinematografica a Roma, architetture e sculture dell'età classica divengono luogo privilegiato per girare o per trarre spunti nella costruzione di un set, fenomeno che si riproporrà ancora dagli anni Cinquanta in poi. E anche la fotografia in quegli anni mutua, per alcuni aspetti, l'approccio documentario, che diviene prevalente.
La fascinazione delle immagini in questo libro è in costante osmosi con la peculiarità dei contributi scientifici, tredici, che affrontano le sottili, ma spesso profonde differenze tra le parole riuso e reimpiego, chiarendo il significato che questi termini possono assumere in contesti socio-culturali che mutano. Su questo versante si focalizzano gli interventi di Maria Rita Sanzi Di Mino, Salvatore Settis, Patrizio Pensabene, Letizia Pani Ermini, Paolo Liverani, Daniela Candilio, Claudio Strinati. I contributi più strettamente connessi alla fotografia e alle sue valenze documentarie e comunicative sono di Alberto Manodori Sagredo, Gabriele Borghini, Leila Nista, Paola Callegari, Francesco Alberoni, Antonella Felicioni.
Roma, il riuso dell'antico. Fotografie tra il XIX e XX secolo, a cura di G. Borghini, P. Callegari, L. Nista, Bologna, Bononia University Press, 2004, 284 p., _ 50,00.
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