Rivista "IBC" XII, 2004, 4

musei e beni culturali / pubblicazioni

M. Frazzi, Correggio: la Camera alchemica / the Alchemic Camera, Cinisello Balsamo (Milano), Silvana Editoriale, 2004.
Il segreto della "camera picta"

Federica Dallasta
[storica dell'arte]

Il volume Correggio: la Camera alchemica di Michele Frazzi, ben illustrato e arricchito da tavole di confronto, schemi e indici, presenta con chiarezza importanti novità nella decifrazione iconografica della prima cupola dipinta da Correggio a Parma: la "Camera di San Paolo", nel monastero benedettino femminile più importante della città. Non solo le singole scene, ma anche l'insieme ha ricevuto una rilettura convincente, articolata, documentata attraverso riferimenti dotti, mai scontati e sempre verificati sulla base di molteplici citazioni da testi letterari o figurativi. Grazie a questo impegnativo, paziente e rigoroso lavoro di interpretazione, paragone e collegamento è emersa una conclusione a mio giudizio definitiva su un enigma che finora era stato affrontato con altrettanto impegno da studiosi di altissimo livello, senza giungere tuttavia ad un esito così soddisfacente.

È chiaro che la lunga tradizione di studi sul tema non è stata ignorata ma proficuamente utilizzata dall'autore, che se ne è servito per procedere nel percorso di puntuale decodificazione dei simboli, delle iconografie e infine dell'iconologia complessiva. La monografia propone infatti una chiave ermeneutica innovativa in cui le parti convergono nel tutto e il tutto chiarisce e conferma le singole parti con coerenza sorprendente. Così, inserita in un contesto di significati neoplatonici e alchemici, la decorazione correggesca di quell'ambiente monastico, raccolto ed esclusivo, acquista finalmente un senso compiuto e svela agli ammirati osservatori tutti i suoi misteri. Le figure nelle lunette del fregio decorato lungo le pareti, oltre ad essere identificate con esattezza in virtù del rimando a modelli e repertori antichi, sono collegate fra loro con l'effetto di incrementare ulteriormente i significati.

I criteri seguiti nell'operare i reciproci rimandi seguono schemi di tipo geometrico, che appaiono complessi solo ad una prima impressione, rivelandosi poi veritieri ed evidenti, perché totalmente giustificabili nella cultura alchemica, che contava adepti anche tra i colti committenti religiosi, oltre che tra gli artisti di quel tempo, come è stato da tempo evidenziato a proposito del Parmigianino. Uno dei risultati scientifici di questo contributo critico consiste, inoltre, proprio nell'aver delineato un più nitido ritratto della già famosa committente, la badessa benedettina Giovanna da Piacenza, i cui interessi e gusti risultano ora meglio situati nell'aspirazione alla perfezione morale e spirituale a cui i cultori dell'alchimia erano orientati, in accordo con l'ortodossia teologica ufficiale. L'interessante spiegazione di Michele Frazzi si rivela appropriata perché si inserisce in quell'ampio alveo della cultura neoplatonica che stava avendo larga risonanza e diffusione proprio nel momento della realizzazione della camera di San Paolo.

Oltre a ciò lo studio utilizza anche il filone delle conoscenze esoteriche che venivano in quel periodo reintrodotte in Europa dagli eruditi di origine orientale che emigravano a seguito della caduta di Costantinopoli. Sarà proprio l'accoppiamento di queste due culture a rivelarsi di fondamentale importanza per il cuore filosofico del rinascimento, ovvero l'accademia di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, fondata per volere di Cosimo de' Medici e tra i cui frequentatori possiamo contare Lorenzo il Magnifico, Machiavelli, Michelangelo, Botticelli, e Poliziano. Ne risulta che il significato espresso dalla "camera picta" è perfettamente coerente con le idee e soprattutto con la forma del pensiero corrente in quel periodo. Ma in sostanza qual è questo significato? La stanza vuole esprimere, sotto forma di varie allegorie, tutti i percorsi con cui l'anima dell'uomo può tornare alla sua sorgente, cioè a Dio. Essa illustra i passi necessari per riprovare l'estasi della comunione col divino.

A questo scopo l'ideatore del progetto, rimasto nell'ombra, cerca di raccogliere nella camera tutte le forme da lui conosciute per descrivere questo processo ascetico e le combina insieme con un sistema davvero straordinario. Ma c'è un segreto in più: in realtà l'idea fondamentale era che la trasmissione di queste emozioni poteva avvenire anche solo tramite la contemplazione, in altre parole le immagini da sole erano sufficienti a provocare una trasformazione interiore con l'ausilio dell'intuizione umana. Probabilmente è stato questo il motivo per cui il suo, o forse i suoi ideatori, hanno posto tanta cura nella scelta delle immagini da impiegare e nel loro disegno complessivo, il cui significato nascosto finalmente ci è stato svelato. Lo sforzo dell'autore va apprezzato non solo per i brillanti risultati raggiunti, ma anche per la rarità di contributi scientifici in questo settore così negletto della storia dell'arte in Italia, l'iconografia appunto, una disciplina che si è sviluppata con maggiore facilità all'estero che nel nostro paese.


M. Frazzi, Correggio: la Camera alchemica / the Alchemic Camera, Cinisello Balsamo (Milano), Silvana Editoriale, 2004 ("I quaderni della Fondazione Il Correggio", 7), 135 p., _ 21,00.

 

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