Rivista "IBC" XI, 2003, 4
storie e personaggi
A Bologna il "caro affitto" del centro storico non ha colpito attività solo commerciali, è stato fatale anche alla cultura. Dopo la "Rizzoli", dopo "Gulliver", anche la storica libreria "Parolini" ha dovuto cedere il posto al consumismo. Non più libri ma pullover, magliette, scarpe e berretti hanno preso il posto ai grandi nomi della letteratura classica e contemporanea e con la "Parolini" se ne è andato un altro tassello della cultura bolognese. Gli stipati scaffali hanno raccolto per quasi sessant'anni gli scritti, e le voci stesse, di letterati, poeti, artisti, narratori, collezionisti, intellettuali e critici. Di qui è passata una folla di clienti, dai dieci ai novanta anni: prima alla ricerca di testi scolastici, poi di volumi antichi, rari, preziosi o esauriti.
La vita di questa storica libreria inizia nel 1943, dopo il primo bombardamento sul centro di Bologna, quando una bomba colpì l'antico palazzo Ghisilieri, allora sede dell'elegante Hotel Brun. Era il 24 luglio. Nella stessa notte, nel corso della seduta del Gran consiglio, con la destituzione e l'arresto di Mussolini cadde il fascismo. Alle false illusioni provocate da questo auspicato avvenimento fece seguito il periodo più duro e drammatico della guerra. Giuseppe Verbena - sposato con Margherita Parolini - era impiegato da anni nella famosa libreria "Seber" di Firenze e quotidianamente faceva il pendolare sulla "Direttissima". I continui bombardamenti e gli avvenimenti bellici disastrosi lo costrinsero a interrompere il suo rapporto di lavoro. Fu così che nel settembre del 1943 - altro momento doloroso della nostra storia - il signor Giuseppe si improvvisò imprenditore e, con l'aiuto di Margherita, aprì una modesta libreria nell'ala superstite dell'ex Hotel Brun, il lussuoso albergo che aveva ospitato Mozart, Garibaldi, Cavour, illustri sovrani dell'epoca, attori e personaggi celebri. Poco dopo, al piano superiore, si installò un comando tedesco, ben nascosto dai cumuli di macerie che occupavano lo spazio attorno.
Qui, nel retrobottega, sfidando bombardamenti e rastrellamenti, si continuò a parlare di lettere e di politica con i coraggiosi rimasti in città nonostante lo "sfollamento". Finita la guerra inizia la ricostruzione, accompagnata da fermenti e iniziative che coinvolgono giovani e meno giovani, e gli stessi Parolini, attenti però a non lasciarsi contagiare dal modernismo arrivato con gli americani. Gli Arcangeli, Francesco e Gaetano, divennero da subito assidui frequentatori di quel punto d'incontro, dove il signor Giuseppe favoriva contatti fra appassionati di lettere e d'arte, critici, musicisti, pittori e scultori. Ai giovani concedeva particolari condizioni d'acquisto per libri e riviste d'arte, e spesso i libri venivano dati anche "in visione".
Erano gli anni di "Cronache", la galleria d'arte con sede in piazza Mercanzia, fondata da Aldo Borgonzoni, Carlo Corsi, Pompilio Mandelli, Luciano Minguzzi e Ilario Rossi, collegati con Enzo Biagi, direttore del settimanale omonimo. Tutti erano assidui frequentatori della "Parolini", ma solo Corsi, il più abbiente di tutti, poteva permettersi l'acquisto di ogni novità libraria nel campo dell'arte. In questa libreria, con questi libri, cominciò a formarsi quella ricca biblioteca che Corsi donò all'Accademia Clementina di Bologna, prezioso strumento di consultazione per gli studenti dell'Accademia di Belle Arti. Negli anni Cinquanta, fra l'ultimo naturalismo arcangeliano e l'avvento nel mondo dell'informale, l'Accademia vantava docenti come Giorgio Morandi e Virgilio Guidi, con Paolo Manaresi e Pompilio Mandelli per assistenti. Fra gli studenti, colti e intraprendenti, c'erano Renato Barilli, Renzo Schirolli, Luciano De Vita, Vittorio Mascalchi, Pirro Cuniberti. Questi, attraverso la libreria "Parolini", avevano aperto un canale di informazione con Parigi, Londra e New York, e per loro a metà degli anni Cinquanta il signor Giuseppe - forse il primo in Italia - esibì in libreria Un art autre di Michel Tapié de Céleyran, che ha fatto la storia dell'Informale e l'epoca d'oro del "salotto intellettuale" del retrobottega, rimasto nel ricordo di molti per le animate battaglie verbali scatenate dal nuovo movimento artistico.
Sempre in quel periodo il "signor Parolini" inaugurò la "Galleria del Libraio" in un bellissimo spazio sovrastante il negozio, anch'esso preservato dalle bombe. Durante l'attività dell'Hotel Brun, questo elegante spazio portava il nome altisonante di "Galleria dei dodici imperatori romani" per la preziosa raccolta di pitture e sculture, reperti architettonici e mobili d'epoca. Non solo libraio, il "signor Parolini" - che si adombrava a essere chiamato col nome della moglie, intestataria del negozio - estese il suo amore verso la carta stampata, diventando editore di "Ponte Nuovo". Attento e preparato riguardo ai fatti artistici e intellettuali del momento, li discuteva in brillanti conversazioni nella zona "privata" della libreria, con voce pacata e sommessa ma con lucida cognizione di ogni libro, così da venir chiamato il "prof dei librai".
Chi è stato frequentatore della "Parolini" ricorda ancor oggi l'atmosfera di quello speciale negozio, stracolmo di antichità, modernità, tradizione, avanguardia. A tutti, anche senza richiesta, venivano praticati sconti e distribuiti "omaggini", alimentando le proteste della concorrenza. Lettere, documenti, articoli, interviste, attestazioni di stima e di fiducia stanno a testimoniare la popolarità di questo libraio-editore, estesa a tutti i settori del sapere, compresa la magistratura (risale al 1946 la pubblicazione della Critica Penale). Idealista tenace, Parolini credeva fermamente che la carta stampata potesse ancora servire all'umanità per sopravvivere. Oggi la tecnologia sta mettendo alla prova la sua teoria: Nella, l'affezionata nipote, ha portato la libreria in rete con un sito web che d'ora in poi rimarrà l'unica vetrina virtuale, con proposte ristrette ai libri di antiquariato, fuori mercato, pezzi unici o rari ( www.libreriaparolini.com).
La libreria non c'è più, ma Nella ha raccolto il frutto di tanti anni di ricerche nella storica e luminosa "Galleria del Libraio", e qui, assieme ai libri, si è ricreata l'atmosfera e l'odore della vecchia carta stampata. Qui ella cura, cataloga, sceglie e consegna, quasi con dolore, quei pezzi introvabili o unici, che continua a cercare e a trovare per i suoi affezionati clienti. A lei così scriveva, per lettera, Paola Pallottino, figlia del famoso studioso della civiltà etrusca (entrambi erano clienti affezionati dei Parolini):
Cara Nella
quando, trentadue anni fa, ho varcato per la prima volta la soglia della Libreria "Parolini", sono stata immediatamente colpita dalle particolarità che la rendevano diversa da tutte le librerie frequentate prima [...].
In bilico fra pile di libri, fermissimo capitano tempestoso delle pubblicazioni, mentre andava lentamente ingrigiendo, [Parolini] continuava a rispondere a ogni quesito editoriale perché, con salda conoscenza e miracolosa chiaroveggenza, [...] conosceva personalmente ogni libro passato, presente e futuro.
Come un piccione, dalla postazione dietro il banco, un giorno la signora Parolini volò ad appollaiarsi sulla finestra della sua abitazione di fronte, dalla quale la malattia le consentiva ancora di muovere un braccio per ricambiare il saluto di chi usciva dalla libreria [...].
E concludere con questa bella immagine letteraria, che sembra rubata alla più intensa delle Storie ferraresi di Bassani, al signor Parolini non sarebbe dispiaciuto.
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