Rivista "IBC" X, 2002, 1

Dossier: Scienze e natura al Salone di Ferrara

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

I musei di scienze e di storia naturale dell'Emilia-Romagna: verso un sistema

Giovanni Battista Pesce
[IBC]

Se i musei di scienze e di storia naturale possano costituire un sottosistema organico e funzionale nel più ampio sistema regionale dei musei e offrire un positivo contributo al suo sviluppo è tema già affrontato in diverse sedi e occasioni. Un confronto che anni addietro ha prodotto anche forme di coordinamento tra i musei di questa tipologia offrendo spunti culturali e azioni sistemiche. La IX edizione del Salone del Restauro di Ferrara, caratterizzata quest'anno dalla presentazione di temi naturalistici, ci offre la possibilità di rilanciare questo tema.

L'intenzione non è quella di ricercare, con spirito di corpo, elementi su cui ricercare o peggio rivendicare una posizione di presunta superiorità sui musei di altra tipologia, né di cercare di stimolare un simile confronto. Una migliore organizzazione sistemica dei musei è obbiettivo per tutti i settori e non può essere basata solo su una definizione di sottosistemi derivanti dalla tipologia dei reperti conservati, studiati e illustrati. Altri fattori, spaziali, economico-amministrativi e socio-culturali, interagiscono nello studio e nella proposta di organizzazione sistemica dei musei della regione. Fattori da sempre presenti nel dibattito culturale sui musei maturato in Emilia-Romagna, che attraversano in egual modo tutte le tipologie, estendendo il concetto di museo fuori dai limiti del contenitore, in senso più ampio, sul territorio.

Il tentativo è quello di analizzare se esistano, in questo settore, elementi specifici che possano offrire spunti di progettualità e/o azioni migliorative sia per il sottosistema dei musei di scienze e storia naturale, sia per quello più generale. Tale confronto, maggiormente impostato sul rapporto tra museo e ambiente, potrà arricchire anche l'attuale fase di elaborazione, definizione ed applicazione degli standard di qualità a cui dovrà fare riferimento il sistema regionale dei musei. Gli stessi ambiti di standardizzazione museali che si riferiscono allo stato giuridico, assetto finanziario, strutture, personale, sicurezza, gestione e cura delle collezioni, s'inseriscono con un determinante contributo allo sviluppo della visione e gestione sistemica della rete dei musei. Un contributo tecnico che va controbilanciato dallo sviluppo di "pesi" culturali che sappiano mantenere in vita e positivamente evolvere gli specifici caratteri dei musei e i loro legami con il territorio e il più vasto tessuto culturale che li sostiene.

 

A seguito del repertorio dei musei dell'Emilia-Romagna, realizzato nel 2000 dall'Istituto regionale per i beni artistici, culturali e naturali, su 355 musei 83 sono o di scienza e storia naturale o, pur afferenti ad altri settori scientifici o culturali o a tipologia mista, hanno collezioni di tale interesse. Una entità che è pari al 30,3% dell'intero sistema e che s'articola diversamente da provincia a provincia:

 

  • 4, il 19% dei 21 musei della provincia di Piacenza;
  • 7, il 19,4% dei 36 musei della provincia di Parma;
  • 2, il 5,7% dei 35 musei della provincia di Reggio Emilia;
  • 17, il 31,5% dei 54 musei della provincia di Modena;
  • 27, il 38,6% dei 70 musei della provincia di Bologna;
  • 8, il 19% dei 42 musei della provincia di Ferrara;
  • 6, il 17,1% dei 35 musei della provincia di Ravenna;
  • 6, il 16,7% dei 36 musei della provincia di Forlì-Cesena;
  • 6, il 24% dei 25 musei della provincia di Rimini.

 

Ricordando, come si dice, che l'arte "fiorisce meglio laddove l'uomo deve correggere la natura", fa piacere che vi siano nella nostra regione tanti altri uomini che, con diversa ambizione, cerchino solo, se è poco, di conoscerla: un quinto dei musei della regione ha una valenza naturalistica. Un impegno che caratterizza intimamente la comunità regionale non solo nelle città universitarie. Nell'insieme, infatti, 36 sono i musei universitari afferenti a questo settore, il 44,4%, mentre quelli civici sono 31, pari al 37,3%, e solo nel capoluogo regionale l'università è, a livello provinciale, maggioritaria.

Questa superficiale analisi, che lascia comunque insoddisfatti in relazione ai relativi "pesi scientifici" dei singoli musei, come pure alla loro fruizione e soprattutto in relazione alla cronologia della fondazione e dei successivi sviluppi, ci permette di fare alcune prime considerazioni generali. Il sottosistema dei musei di scienza e storia naturale si presenta da subito completamente sbilanciato: da una parte i musei universitari e dall'altra, soprattutto, quelli civici. Senza entrare nel merito della validità dei reperti, dei percorsi espositivi ed altro, il dato che emerge è la diversità di risorse finanziarie ed umane del sistema, che, mentre a livello universitario presenta figure direttive formalizzate, non raramente affiancate da personale addetto allo studio e cura dei reperti e da altro personale a garanzia dell'accesso, a livello civico presenta solo un museo con tali disponibilità.

Con ciò non si vuol neppure presentare la situazione universitaria più rosea di quanto sia. Essa stessa necessita di profondi interventi che risolvano situazioni contraddittorie, una per tutte: il contrasto tra la recente "solida" mostra di paleontologia organizzata a Bologna ed il "pericolante" stato del suo Museo geologico e paleontologico, una perla a livello mondiale. Per altro in ambito universitario si sono manifestate, in particolare per il nono centenario dell'Alma Mater Studiorum, lodevoli azioni rivolte ad una maggior apertura ai cittadini dei musei, all'organizzazione di grandi eventi culturali e a tentativi, questi purtroppo con esiti di minor efficacia, di moderna informatizzazione dei reperti museali.

È evidente, per la disparità di assetto finanziario, di strutture e personale, che i musei civici debbano trovare forme associative che, anche superando i confini amministrativi dei singoli Comuni e delle singole Province, possano garantire una effettiva vita del museo a livello di raccolta, conservazione, studio e divulgazione. La strettissima correlazione tra musei e ambiti protetti, quest'ultimi spessissimo nati grazie alle azioni di conservazione, studio e divulgazione dei primi, ci spinge a prefigurare possibili azioni associate comuni. Non perché attualmente e in modo spontaneo non vi siano, ma per cercare di superare quella superfetazione che si frappone tra musei che si riferiscono all'amministrazione "della Cultura" ed ambiti protetti amministrati "dall'Ambiente".

È evidente che un'azione di sistema per questa ed altre tipologie di musei, pur tenendo in considerazione lo stato giuridico, il contesto amministrativo comunale e provinciale, debba confrontarsi direttamente, anche in termini organizzativi, con tematismi in cui la comune dimensione geografica e culturale accorpa organicamente istituti di cultura e ambiti protetti. Nulla di più scontato se si tiene in considerazione che nelle rilevazioni statistiche dei musei ed istituti similari ciò è già una realtà.

Leggere quindi l'articolato patrimonio dei musei di scienza e storia naturale anche come lista tematica è certamente necessario per rinvigorire la loro origine ed evoluzione culturale e non ricadere in una scontata e non sempre vivificante azione di normalizzazione amministrativa e razionalizzazione dei costi. Senza aver la pretesa di essere esaustivi, ma con l'intento di proporre alcuni temi per avviare un più articolato confronto anche su temi intersettoriali, si ritiene che, nella rivisitazione di questo settore, si possa suggerire:

 

  • per i musei della strumentazione ed evoluzione del pensiero scientifico, dare risalto ai contributi delle culture e delle figure "locali";
  • per i musei del cielo e i planetari, una maggiore cooperazione rivolta alla lettura e comprensione della "comune volta celeste" che ci porti sino alla soglia dell'origine della vita;
  • per i musei delle scienze della terra e della vita, il confronto, assieme agli ambiti protetti, con i principali segni dell'evoluzione della terra, di valore nazionale ed internazionale, tracciati sulla nostra regione.

 

Anticipiamo la lettura di questi segni, che nelle prossime pagine dell'inserto esperti più qualificati ci illustreranno con pregevoli doti di sintesi. Il compito scientifico di allargare i confini della conoscenza e del renderla universalmente compresa, nella nostra regione trova la possibilità di meglio comprendere:

 

  • l'orogenesi appenninica;
  • il Golfo marino padano;
  • il Mediterraneo del Messiniano;
  • la formazione della Val Padana.

 

Tematismi non solo validi per consolidare processi organizzativi che riuniscano musei, parchi e riserve naturali, ma anche per organizzare grandi eventi esportabili, con profitto non solo culturale, fuori dai confini regionali.

Non basterà certo pronunciare queste sei formule magiche, certo non originali né di fresca pensata, per offrire una proposta organica ed innovativa per una rivisitazione del sistema dei musei di scienza e storia naturale. Queste formule non sono sufficienti ma certo sono necessarie a controbilanciare culturalmente un processo che potrebbe condurci ad una sola standardizzazione tecnica della qualità dei nostri musei facendoci perdere il loro forte "spirito vitale", spesso legato - in particolare in quelli civici - a espertissimi gruppi di volontariato, strettamente legato al rispettivo genius loci.

L'imprescindibile legame dei musei civici con il volontariato, che li rende vivi ma anche sensibili alla precarietà di questo settore, ci riporta all'esigenza di confrontarci con temi meno "alti" ma parimenti necessari. Qualsiasi artifizio che porti alla definizione di standard minimi di qualità deve essere, einaudianamente, sostenuto dalla relativa finanza. Il ritardo dei musei, in particolare civici, rispetto alla dotazione di adeguato personale nel confronto con le biblioteche è un dramma accumulato negli anni, a cui si potrà certo rimediare con l'individuazione di figure di direzione, cura e gestione magari comuni, ma senza adeguate ulteriori risorse difficilmente non si trasformerebbe in un triste e già vissuto banchetto matrimoniale a base di legumi.

Se la presentazione dei musei, nella cartellonistica stradale e/o interna, come pure negli strumenti d'informazione su base amministrativa o tematica, risulta un fatto comune ad altre tipologie culturali di musei, a volte già più avanzate rispetto a quelli di scienza e storia naturale, quest'ultimi possono offrire all'intero sistema un'accelerazione positiva nel campo della gestione e cura delle collezioni.

A seguito dell'elaborazione di una scheda comune fatta dal Coordinamento dei musei naturalistici, di fronte all'insita esigenza di sistematizzare e catalogare i reperti e allo scarso valore commerciale spesso attribuiti agli stessi, questo settore si presenta particolarmente indicato per superare alcune persistenti remore nel rendere pubblico e accessibile, via internet, qualcosa di più di un inventario del patrimonio dei nostri musei. Una accessibilità al pubblico che farebbe fare un salto di qualità sistemica veramente alto e soprattutto necessario.

Questo obiettivo deve essere regionalmente pianificato in modo condiviso dalle varie istanze e praticato nel rispetto di un piano realizzativo che stabilisca tempi ed attori. La presenza nella nostra regione d'importanti Università e dell'Istituto per la fauna selvatica, fornisce un ulteriore elemento per il successo dell'operazione. La riattivazione del Coordinamento dei musei di scienza e storia naturale su questi temi si può affiancare al possibile avvio di una comune rivista per la socializzazione e divulgazione delle proprie attività di conservazione, ricerca, studio e divulgazione e soprattutto ad un convegno in cui, settorialmente o meno, vengano affrontati comuni pensieri e azioni di sistema per rafforzare, anche con le dovute finanze, un settore vitale e non effimero della nostra cultura: i musei.

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