Rivista "IBC" VIII, 2000, 3

Dossier: Musei in Emilia-Romagna

musei e beni culturali, dossier /

Tra autonomia e integrazione.

Isabella Fabbri
[IBC]
Vera Negri Zamagni è dal maggio scorso vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore regionale alla cultura. A lei abbiamo rivolto alcune domande sulla nuova legge in materia di musei, beni culturali, biblioteche e archivi storici, e sulla sua applicazione ai piccoli e grandi musei presenti sul territorio regionale.
Quali sono le novità più significative introdotte dalla legge 18/2000 per quanto riguarda il settore musei?
Per quanto concerne il ruolo della Regione Emilia-Romagna, di concerto con gli Enti locali, la novità più significativa è la promozione dell'autonomia e dello sviluppo degli istituti culturali, che intendiamo debbano avere l'obbligo di perseguire i fini d'informazione, documentazione e formazione educativa del cittadino ad ogni espressione culturale; inoltre la presente normativa regionale sarà applicata a quei beni ed istituti la cui gestione, in base al principio di sussidiarietà, sarà trasferita dallo Stato agli Enti locali, in applicazione del decreto legislativo 112/1998. È una legge che incentiva la collaborazione tra i diversi soggetti interessati, pubblici e privati, promuovendo l'autonomia gestionale nelle forme più adatte ad ogni singola situazione museale, sempre tenendo conto del massimo rispetto delle caratteristiche peculiari di ogni soggetto. Tutto ciò è possibile tenendo conto dello sviluppo dei servizi e delle attività dei musei attraverso la loro integrazione con il territorio e la sua qualificazione turistica, che se promossa con qualità genera risorse economiche e occupazionali.
L'articolo 10 della legge dispone l'elaborazione, entro un anno, degli standard di servizio e di professionalità degli addetti. Come pensa la Regione di gestirne l'applicazione alla complessa realtà museale?
La Regione si avvale dell'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali come imprescindibile organo di consulenza specialistica in materia, pertanto l'Istituto, con estremo rigore e correttezza, ha fatto riferimento a quelli, minimi, codificati dall'International Council of Museums. È chiaro che si lavorerà insieme; e per dirla col direttore dei Musei civici di Torino, Daniele Jallà, ci dovranno essere diversi livelli di standard, dagli obbligatori alle "buone pratiche", da applicare volta per volta alle inelluttabilmente diverse realtà museali; senza entrare troppo nello specifico, si dovrà stilare una carta di requisiti obbligatori che garantiscono il buon funzionamento di un istituto museale in termini di efficienza, efficacia e possibilmente economicità, e promuovere il miglior sviluppo sostenibile.
L'organizzazione museale regionale è la somma dei sistemi museali provinciali (visto il ruolo strategico giocato dalle Province) o è, anche, in prospettiva, qualcosa di più ?
È sicuramente qualcosa di più complesso ed articolato: un sistema coordinato con precise identità e punte di eccellenza.
I numerosi piccoli musei sparsi sul territorio hanno problemi diversi e specifici rispetto alle grandi istituzioni radicate nelle città capoluogo. Esistono politiche peculiari per i piccoli musei?
Credo che esistano. Ritengo che i piccoli musei necessitino di trovare il loro collegamento con specificità locali; per essi, ancor più che per le grandi realtà museali, è fondamentale la più stretta integrazione con le altre politiche di sviluppo territoriale. Le faccio un solo esempio: il Centro di educazione ambientale di Mesola, ubicato all'interno del cinquecentesco castello estense. È un piccolo museo, ma talmente integrato allo straordinario territorio che lo ospita, il Delta del Po, da costituire un unicum culturale per chi visita il Boscone della Mesola e vuole approfondire la conoscenza ambientale e naturalistica del sito.
Il repertorio pubblicato dall'IBC nel marzo scorso censisce trecentosessantatre musei, ma il numero è oggi presumibilmente già in difetto. I musei non rischiano di diventare troppi?
È vero, il rischio è proprio questo, soprattutto se si tratta di musei "generici", senza un'organica specificità, ridotti a mera esposizione di sporadici oggetti, anche di pregio, ma privi del sostanziale ed evidente legame culturale ed educativo che li deve accomunare; è chiaro che questo non riguarda i musei che esplicitano chiaramente la loro identità.
La comunicazione e i mass media giocano un ruolo importante nel rapporto tra cittadini ed istituzioni. Pensa che iniziative di comunicazione e informazione sul nostro patrimonio culturale potrebbero essere efficaci?
Molto efficaci. Attraverso il collegamento con altre iniziative culturali e/o turistiche anche i musei trarrebbero giovamento alla loro valorizzazione. Si devono mettere in rete e coordinare tutte le risorse culturali di un luogo e, magari, affidarne la gestione a soggetti no profit, cooperative o associazioni, capaci di valorizzare e promuovere tali risorse nel loro complesso, quindi anche per mezzo dei canali informativi e di comunicazione

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