Rivista "IBC" VIII, 2000, 3

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / mostre e rassegne, storie e personaggi

Bologna e il mondo oltre l'Europa

Lamberto Solmi
[collaboratore del Centro "Amilcar Cabral" del Comune di Bologna]

La gran cosa è muoversi, sentire più da vicino le necessità e gli intralci del vivere; scendere da questo letto di piume della civiltà, e trovare sotto i piedi il granito del globo, sparso di selci taglienti.

Robert Louis Stevenson


Nell'ambito delle iniziative legate a Bologna capitale europea della cultura per il 2000 il Centro Amilcar Cabral ha promosso la mostra "Bologna e il mondo oltre l'Europa: storie di viaggiatori bolognesi in cerca dell'Altro", che si terrà dal 20 ottobre al 30 novembre del 2000 presso la Biblioteca dell'Archiginnasio. La mostra racconta le storie di sei viaggiatori bolognesi che, in epoche diverse e con differenti motivazioni, si sono spinti oltre i confini dell'Europa: Ludovico de Warthema, Luigi Ferdinando Marsili, Luigi Melchiorre Balugani, Giovanni Gherardini, Pierpaolo Pasolini. Sei viaggi avvenuti in epoche diverse (si va dall'inizio del Cinquecento con de Warthema alla seconda metà del Novecento con Pasolini) e con destinazioni diverse (de Warthema, Marsili e Pasolini vanno in Medio Oriente, Gherardini in Asia, Balugani in Africa e Zambeccari in America Latina), accomunati solo dal loro essere iniziati a Bologna.

Il Centro Amilcar Cabral, che si occupa a Bologna di Asia, Africa e America Latina, vuole in questo modo ripercorrere alcune esperienze di incontro e di confronto con altre culture e sottolineare l'apporto che la "cultura del viaggio" ha dato alla formazione della coscienza della diversità, un sentire che rappresenta il primo passo verso l'apertura all'altro e la sua accettazione.

Già dall'epoca di de Warthema (sedicesimo secolo) l'apertura verso popoli, religioni, e civiltà altre, solitamente riconducibile ai grandi vettori del commercio, per una città come Bologna, da sempre lontana dalle grandi rotte commerciali, trae sicuramente origine dalla presenza di una struttura culturale complessa e autorevole come quella dell'ateneo. Attraverso componenti esterne limitate, ma culturalmente qualificate, come quelle costituite dalle nationes degli studenti o dai collegi dei professori stranieri, l'università determinò l'ingresso dentro le mura cittadine di una importante esemplificazione di tipologie interculturali. Parallelamente, la mancanza di un vero centralismo politico dello stato pontificio permise all'aristocrazia bolognese di resistere a quei condizionamenti che, invece, nell'Europa dei nascenti governi illuminati influenzarono pesantemente la percezione delle realtà extraeuropee. Senza dover rendere ossequio ai dogmi repressivi delle monarchie o della religione, proprio a causa della debolezza politica della città, la cultura bolognese poté elaborare un modello di approccio sostanzialmente laico alla diversità. Per oltre due secoli la città ebbe una sua omogeneità anche sociale nell'interpretazione e nel recepimento delle civiltà altre, anche quelle più esotiche, descritte dai viaggiatori locali.

Il contributo dei viaggiatori al formarsi dell'idea che esistono altri mondi, altri modi di essere e di pensare oltre al proprio è stato determinante, e probabilmente lo è ancora; colui che viaggia non è, infatti, un semplice tramite tra due mondi, spesso separati dal pregiudizio prima ancora che dalla geografia, ma diventa al tempo stesso ricettacolo e specchio di ciò che ha visto e sperimentato nelle sue peregrinazioni. Ciascun viaggiatore, sia esso esploratore, scienziato o umanista, commerciante o predicatore, guerriero o sognatore, parte mosso dal desiderio di conoscere altri mondi; per spingere le persone a mettersi in viaggio, abbandonando tutto per i rischi dell'incerto, sono indispensabili motivazioni individuali molto forti: gusto dell'avventura, curiosità, desiderio di cambiamento e d'evasione, desiderio di gloria, cupidigia. In realtà in ben pochi casi spedizioni collettive o percorsi individuali furono intrapresi come univoca risposta ad una sola istanza, più spesso le ragioni del viaggio offrono una compenetrazione di motivazioni diversificate e spesso divergenti; non è raro che in uno stesso viaggiatore si fondano aneliti culturali, poetici e motivazioni rigorosamente utilitaristiche o pragmatiche. Ogni secolo porta con sé l'una o l'altra di queste motivazioni e, senza che le altre siano assenti, determina la prevalenza di una particolare tipologia di viaggio sulle altre.

Elementi di continuità e di innovazione al tempo stesso quindi, causalità diverse e mescolate tra loro, si leggono e intercorrono anche nelle vicende dei viaggiatori bolognesi di nascita o d'adozione riuniti ora in questa mostra. Tra le antiche documentazioni emergono le pagine attente e avide di conoscenza del Warthema, un singolare viaggiatore degli inizi del Cinquecento e della cui biografia tutto si è dimenticato: la fortuna delle sue narrazioni sul Sud-est asiatico comprova un interesse profondo per quei mondi remoti.

Troviamo poi, nella seconda metà del Seicento, Luigi Ferdinando Marsili, scienziato ma anche ufficiale imperiale, che ritorna in patria dalla schiavitù ottomana e che parla ai suoi concittadini di nuove bevande, di esotici costumi o delle armate turchesche. Dalle collezioni dell'Aldrovandi o del Montalbani sino alle raccolte dell'Accademia delle Scienze o all'antica biblioteca dell'ateneo in cui si accumulano le relazioni di missionari e geografi sull'Indocina, sui regni africani o sulla Cina, si è tratto spunto per ricostruire l'itinerario geografico e intellettuale del pittore Giovanni Gherardini, che nel 1698 giunse nel "Paese di mezzo", dove rimase per sei anni.

Appartiene alla seconda metà del Settecento Luigi Balugani, architetto e disegnatore, che partirà da Bologna al seguito della spedizione africana condotta da James Bruce, allo scopo di riprodurre le antiche vestigia dell'antichità classica e di scoprire le sorgenti del Nilo. L'incontro con le civiltà extraeuropee continua ad essere vissuto come dialettico momento di crescita tanto che per molti, insofferenti delle costrizioni politiche e culturali imposte dalla involuzione della restaurazione, le realtà più remote possono diventare, come per Livio Zambeccari durante l'Ottocento, una nuova patria e non un relegato luogo d'esilio.

Infine, come rifugi dello spirito o come momenti di riscoperta di valori perduti, le civiltà extraeuropee continueranno anche nel nostro secolo ad attrarre molti esponenti della cultura: con spirito di umiltà e di rispetto ne saranno ospiti in seno ad un pellegrinaggio laico. È il caso di Pasolini.

La mostra sarà articolata in sei sezioni, ognuna delle quali sarà dedicata ad un viaggiatore e ad una città visitata nel corso del suo viaggio: rispettivamente Il Cairo di de Warthema, Istanbul di Marsili, Pechino di Gherardini, Gondar di Balugani, Porto Alegre di Zambeccari e Sana'a di Pasolini. Per ogni sezione verranno utilizzate varie tipologie di materiali - libri, scritti, documenti, disegni, carte geografiche, codici, fotografie, oggetti artistici - messi a disposizione per lo più da biblioteche, musei e istituzioni cittadine e atti ad illustrare da una parte la personalità del viaggiatore e il clima culturale della sua epoca, dall'altra il viaggio e le aree geografiche visitate.

 

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