Rivista "IBC" XXVI, 2018, 1

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni, pubblicazioni

Un e-book propone l’estetica del quotidiano negli istituti culturali dell’Emilia-Romagna.
Con un semplice clic

Giovanna Cassese
[Presidente ISIA, Faenza]

“È il design l’espressione più intrigante ed energetica del nostro tempo?” A questa affermazione di Gaetano Pesce, in forma di retorica domanda, già Flash Art dedicava una memorabile copertina nel 2010. Il design costituisce di fatto un grande patrimonio dell’età contemporanea: è un fenomeno vasto, trasversale e connesso all’industrializzazione e alla riproducibilità, ovvero alla rivoluzione industriale e tecnologica, nonché a quella estetica, che dalla metà del XIX secolo con le sue le problematiche specifiche di complessità, ha trasformato per sempre la nostra vita feriale, facendosi portatore dell’utopia della bellezza e della necessità della cultura del progetto nell’esistenza umana su larga scala. Dunque è da trasmettere al futuro quale simbolo di un’epoca e testimonianza di civiltà, perché il design - tra aspetti storico-artistici e cultura materiale, tra rivoluzioni tecnologiche e risposte a nuovi bisogni reali - riassume in sé tutta la modernità e ne è cartina di tornasole. Ma il design è fragile e va salvaguardato, proprio come l’arte contemporanea, di cui in qualche modo è anche parte, dati i suoi labili confini.

In questo quadro si inserisce la lungimirante e inedita ricerca condotta da Claudia Collina sul design negli istituti culturali dell’Emilia-Romagna, letto proprio nel suo più ampio valore estetico e culturale ed inteso come un grande insieme caleidoscopico e sfaccettato. Dal 2012 Claudia Collina ha portato avanti il censimento di nuclei collezionistici inerenti il design nella sua accezione più ricca e complessa, individuando nella regione circa cinquanta realtà museali o nuclei di design selezionati tra gli oltre quattrocento luoghi presi in analisi. La studiosa, in realtà, ha condotto un esemplare lavoro di ricerca su più versanti: prima di tutto ha portato a termine su tutto il territorio regionale una completa campagna di schedatura su tutti i beni riconoscibili come design nelle raccolte pubbliche della regione, secondo un consolidato metodo scientifico, volto ad approfondire le questioni e a raccogliere tassonomicamente documentazione e testimonianze iconografiche molto spesso rare e/o misconosciute. Una ricerca volta a “mappare”, ma anche capace di coinvolgere le varie professionalità che ogni giorno lavorano sul campo, a contatto con i materiali schedati per conservarli e valorizzarli. Per l’autrice i punti di forza nell’interpretazione del design come suggerisce lo stesso Renato De Fusco vanno cercati certo nella storia delle arti visive, dell’artigianato, delle arti applicate, ma anche nell’industria e nelle nuove tecnologie, perché il design è luogo di cerniera tra merce ed arte.

Vediamo nel dettaglio: sono state indagate quattrocentotrentanove realtà museali di cui cinquanta hanno dimostrato nuclei collezionistici inerenti la materia dell’indagine – disegni, progetti, prototipi, oggetti – il design, insomma, che per i suoi indefiniti e ambigui confini è stata circoscritto in alcuni insiemi, e sottoinsiemi a seconda del caso, in base ai più recenti studi sull’argomento e secondo le classificazioni proposte dall’ADI. La materia è stata suddivisa in tre macro aree: prodotti manifatturieri e arti applicate all’industria, design d’autore e design anonimo, quest’ultimo ulteriormente a sua volta catalogabile come “design anonimo di tradizione”, “anonimo d’autore” e “oggetti d’uso quotidiano”, come il “design spontaneo”. Nel corso della ricerca, si sono vagliati anche documenti custoditi negli archivi del territorio, con l’analisi di circa 76 fondi archivistici monografici. Tra gli archivi si ricordano quelli degli Ordini degli Architetti dei capoluoghi dell’Emilia-Romagna e la Sezione Architettura dell’Archivio Storico.

Tutto il censimento ha messo in evidenza un grande atlante delle tipologie di oggetti di design composto da: arredi urbani, architettura, automobili, bilance, bottoni, design grafico, carrozze, ceramiche, comunicazioni e telecomunicazioni, documenti, elettronica di consumo, fotografie, giochi educativi, illuminazione, libri oggetto, macchine utensili e industriali, maquette, mezzi di trasporto, motori, oggetti di arredo, oggetti in metallo, oggetti di uso quotidiano, piastrelle, progetti, prototipi, mobili, tessuti, vasellame, vetri. Un intero mondo dunque: il nostro mondo, quello della vita quotidiana, appunto. Un mondo di oggetti a volte firmati, molto più spesso anonimi, ma non per questo meno significativi ed essenziali a definire nuovi stili di vita, “cose” riconoscibili, che narrano storie di luoghi, materiali, e saperi. Oggetti portatori di innovazione, carichi spesso di emozioni e significati, collegati all’esistenza feriale di ognuno di noi. La ricerca di Claudia Collina, affiancata da un operoso team pluridisciplinare e altamente competente è durata diversi anni e ha risposto a più di uno scopo: per l’occasione è stata anche condotta una campagna fotografica ad hoc. È questo un aspetto da sottolineare assolutamente dal punto di vista metodologico, perché è lo stesso “sguardo” che ha prodotto testi e immagini che “parlano tra loro” e insieme comunicano il nocciolo e il concept sotteso all’intera ricerca.

In primo luogo tutto il censimento è sfociato nella pubblicazione di una preziosa banca dati open source I Luoghi del Design in Emilia-Romagna all’interno del Catalogo del Patrimonio Culturale dell’IBC. Tutto ciò ha preceduto la realizzazione quindi dell’e-pub in formato interattivo E-R Design Per un’estetica del quotidiano negli istituti culturali dell’Emilia Romagnacon saggi teorici di Raimonda Riccini, Flaviano Celaschi, Claudia Collina stessa, oltre che in qualità di curatrice, Simona Riva, Giovanna Cassese, Beatrice Cunegatti, Silvia Ferrari e Mirella Maria Plazzi, schede di catalogo e apparati finali. L’e-book, scaricabile dal sito dell’Istituto Beni Culturali e naturali dell’Emilia-Romagna, apre una nuova collana “ IBC Digital” dell’Istituto e già dal titolo accattivante si presenta come uno strumento indispensabile per fare il punto sulla ricchezza e la varietà del design non solo dell’Emilia Romagna, ma italiano e della qualità insostituibile del nostro Made in Italy, specificamente di un territorio quanto mai ricco di industrie culturali e creative, quale è appunto l’Emilia-Romagna, con una plurisecolare tradizione artigiana e un’assoluta vocazione per la produzione di oggetti di design a trecentosessanta gradi, che spaziano dalla ceramica al car design .Dopo le presentazioni istituzionali di Massimo Mezzetti, Assessore alla cultura, politiche giovanili e politiche per la legalità della Regione Emilia-Romagna, e di Roberto Balzani, Presidente dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, che da subito inquadrano l’ambito della ricerca come perfettamente rispondente alla mission stessa dell’Istituto e ne individuano i punti di forza, R aimonda Riccini a tutto campo introduce la ricerca nella sua complessità, definendo giustamente il design “opera aperta” nel senso suggerito da Umberto Eco, quale grande insieme dinamico e di forte impatto sociale. Nel suo intrigante e ricco saggio introduttivo atutta la ricerca Claudia Collina indaga, poi, in tutta la sua complessità il labile confine tra design, artigianato e arte, con una dovizia di puntuali riferimenti bibliografici ed iconografici e ripercorre la storia in Emilia-Romagna dall’artigianato alla produzione industriale, dall’uso dei materiali tradizionali come legno o ceramica all’introduzione dei nuovi materiali e delle nuove tecnologie, a cominciare dal trionfo della plastica: una ricerca che sembra essere una storia non tanto regionale, quanto piuttosto italiana, perché a tutto tondo narra cosa rende unica l’Italia e il suo Made in Italy. Flaviano Celaschi ad ampio raggio attraversa i paesaggi dell’industrializzazione e definisce le categorie del design e il ruolo “straordinario” dei prodotti industriali nella nostra cultura divenuti un simbolo internazionale del Made in Italy e della nostra identità nazionale; mentre Simona Riva concentra l’attenzione sullo CSAC di Parma, sul ruolo essenziale di Carlo Arturo Quintavalle e sull’Istituto da lui fondato, nonché sulla necessità dell’archivio per la conoscenza e la salvaguardia del design. Chi scrive ha analizzato il design quale patrimonio materiale e immateriale da salvaguardare puntando sugli aspetti conservativi e anche sui casi di restauro, da leggere nella più ampia problematica della conservazione dell’arte contemporanea. Il design infatti, sembra consentire ancor più di quest’ultima di riflettere su quali siano le frontiere del restauro e chiedersi cosa sia lecito e cosa illecito, dove sia il confine tra restauro e ri-creazione per vincere la sfida del futuro. Beatrice Cunegatti indaga la questione dal punto di vista legislativo, un ambito che necessita un’attenzione sempre crescente, anche per l’inadeguatezza stessa della legislazione italiana in materia di salvaguardia del contemporaneo e diritto d’autore. Seguono quindi le schede sui singoli luoghi del design, cioè il catalogo vero e proprio, che sottende molti livelli di lettura. Ovvero sono elencati i musei e le raccolte e tra questi selezionati i nuclei che rispondevano al concept della ricerca. Luoghi, quindi e al tempo stesso prodotti, culture dei luoghi e storia delle collezioni, ma attenzione al contempo ai singoli oggetti e autori. Dal generale al particulare e viceversa, per focalizzare l’attenzione sul grande ed infinito mondo delle cose che segnano il nostro vivere feriale, per un’estetica del quotidiano, come recita con chiarezza il titolo, che fa riferimento anche ad un ulteriore livello di lettura, quello filosofico sul dibattitto attualissimo in ambito internazionale sull’ everyday aesthetics, che investe chiaramente anche e fortemente il mondo del design, in quanto cerniera tra i valori dell’arte e la vita feriale e costituire comunque fattore determinante per la definizione del gusto diffuso di un’epoca. Come dicevamo più sopra, per agevolare l’identificazione dei nuclei collezionistici di design censiti Claudia Collina ha fatto riferimento alle categorie tematiche elaborate dall’Associazione per il Disegno Industriale, pubblicando una mappa interattiva per ogni “luogo del design” ad apertura della sezione di catalogo e chiari simboli iconografici classificano scheda per scheda l’immenso materiale censito in macrocategorie: design per l’abitare design, per la persona, design per la mobilità, design per il lavoro , design dei materiali e dei sistemi tecnologici, design per la comunicazione. Il percorso proposto è quello della via Emilia da Piacenza a Rimini: cliccando sulla mappa interattiva e sui simboli delle cinquanta realtà museali numerate e schedate, all’interno delle quali è individuato il nucleo di design, si giunge direttamente alla scheda del luogo. Ogni scheda del volume, oltre i dati descrittivi e l’elenco dei progettisti e autori presenti, rimanda poi a quella della banca dati con il link sul quale è possibile cliccare per accedere al catalogo del Patrimonio Culturale dell’Emilia-Romagna (PatER), relativamente proprio alla sezione desiderata. Chiudono il volume due ulteriori saggi di grande interesse: Silvia Ferrari conduce un’inedita ricerca di sicuro fascino su sul design per la fruizione dei patrimoni culturali costruendo un itinerario ad hoc tra musei e biblioteche del territorio, mentre Mirella Maria Plazzi indaga sulle fonti d’archivio relative al design in Emilia – Romagna, ritrovabili anche in rete, delineando così anche nuove frontiere per una appassionante ricerca su questi temi. Il volume si chiude con l’aggiunta negli apparati di un’interessante ed ampia bibliografia, e dell’indice dei nomi e dei luoghi.

Va riconosciuto aClaudia Collina, funzionaria esperta di arte contemporanea e già autrice di numerosi altri volumi e contributi critici rilevanti, il coraggio di affrontare da anni temi nuovi con metodi certi, conducendo con fattiva operosità ricerche innovative e lungimiranti che hanno fatto da apripista per studi successivi. Basti qui ricordare il censimento sulle opere prodotte in Emilia-Romagna grazie alla legge del 2 per cento: altro tema, infatti, è quello dell’arte pubblica caldo e carico di implicazioni socio politiche per la storia dell’arte. ( 1) In tal senso possiamo affermare che Claudia Collina sia in linea con quanto afferma Andrea Emiliani, quando sostiene oggi ancor più esplicitamente e vigorosamente di un tempo, che la storia dell’arte è una disciplina politica. Questo e-book è, dunque, un libro politico, per una vera politica dei beni culturali in Italia, quella di cui sembra si stiano perdendo le tracce e che si fonda su una capillare campagna di rilevamento per una reale comprensione e tutela del patrimonio. È un libro essenzialmente politico anche perché apre a riflessioni profonde non solo sulla necessità della salvaguardia, ma anche della messa in campo di strategie innovative per l’accrescimento delle collezioni stesse, nonché suggerisce spunti di riflessione innovativi per chi opera nell’ambito della formazione dei futuri designer. È in conclusione un libro che contribuisce fortemente alla diffusione della cultura del design italiano, alla presa di coscienza che si tratta di un patrimonio inestimabile del nostro tempo, un patrimonio ricco e variegato quanto la vita stessa di cui è specchio, un patrimonio delicato e troppo spesso a rischio scomparsa. Ma è anche un libro assolutamente seducente nella sua veste grafica ed iconografica, illustrato tutto a colori da eloquenti foto di alta qualità, frutto di una concezione contemporanea ed innovativa, poiché il progetto grafico rispecchia l’interdisciplinarietà e la complessità della ricerca e della materia che tratta. L’e-book è davvero interattivo e ciò costituisce un reale punto di forza per fare il punto sul grandissimo patrimonio di design in Emilia-Romagna, inteso non in senso statico e per accumulo, ma come una rete: una rete di luoghi e di oggetti, una rete di saperi e di materiali, che sono in contatto tra loro e che rimandano l’uno all’altro, grazie ad una serie di collegamenti possibili sia all’interno stesso del volume, tra oggetti e raccolte della stessa tipologia, che all’esterno, consentendo il collegamento diretto anche con i siti istituzionali dei musei censiti. Con un clic, e con uno sguardo nuovo, il lettore è portato a navigare senza naufragare in questo mare di design! Anche grazie a questa innovativa concezione grafica, pensata da Design People, il volume consente una lettura sotto molti punti di vista: è una storia della produzione seriale dalle manifatture artigianali all’uso del 3D, una narrazione del genius loci e della creatività, ma anche una storia del collezionismo o dell’industrializzazione del territorio. Solo con un semplice clic si salta da una parte all’altra, consentendo al lettore di costruirsi la propria mappa di approfondimento, la propria geografia per un viaggio affascinante nei luoghi del cuore. Anche in questo senso, dunque, siamo certi che l’e-book di Claudia Collina diverrà immediatamente archetipo per successive ricerche.

E-book:
E-R Design. Estetica del quotidiano negli istituti culturali dell’Emilia-Romagna, a cura di Claudia Collina, Bologna, Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali dell’Emilia-Romagna, Design People (e-book IBC DIGITAL n. 1), 2017

http://online.ibc.regione.emilia-romagna.it/I/libri/pdf/ER-Design.pdf.

Note

1 Il percento per l’arte in Emilia Romagna. La legge del 29 luglio 1949 n. 717: applicazioni ed evoluzioni del 2% sul territorio (2009), a cura di Claudia Collina, Bologna, Editrice Compositori, 2009. Ora disponibile da http://online.ibc.regione.emilia-romagna.it/I/libri/pdf/il_percento_per_arte.pdf.

 

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