Rivista "IBC" XXII, 2014, 3

territorio e beni architettonici-ambientali / immagini, itinerari, mostre e rassegne

Una ricerca fotografica sull'Area tutelata dei Monti Bosso e Sporno, a cavallo tra Val Parma e Val Baganza, aggiunge al valore estetico delle immagini una decisa istanza civile.
Aspettando il parco

Vittorio Ferorelli
[IBC]

Il fotografo che si innamora dell'oggetto fotografato non rientra in una fattispecie rara. Non accade spesso, tuttavia, che se ne innamori a tal punto da difenderlo pubblicamente, impegnandosi in prima persona per proteggerlo. È il caso di Jacopo Ferrari, che dal 2006 conduce una ricerca sui paesaggi del Parmense, recentemente sfociata in una mostra sull'Area tutelata dei Monti Bosso e Sporno, a cavallo tra la Val Parma e la Val Baganza. Questa indagine per immagini, di cui "IBC" presenta una prima selezione, ha lo scopo di far conoscere l'area e il suo valore estetico e civile, portando lo spettatore a chiedersi come mai non sia ancora diventata un parco naturale. Ma dato che, evidentemente, le immagini non bastano, Ferrari ha anche assunto il ruolo di coordinatore del Centro studi Monte Sporno, l'associazione nata nel 2012 con gli stessi obiettivi di promozione da cui deriva la ricerca fotografica. 1

Oltre a mantenere le tracce delle popolazioni che per secoli hanno vissuto e costruito le loro case in pietra lungo il corso del torrente Baganza, l'area collinare che si estende tra i territori di Calestano, Langhirano e Terenzo riveste un particolare valore naturalistico, perché, insieme ai boschi cedui semplici del querceto misto, ospita nuclei spontanei di pino silvestre, unici relitti in territorio parmense della già modesta fascia di diffusione spontanea di questa specie arborea in territorio emiliano. Nonostante la zona sia ancora ben conservata e offra agli occhi testimonianze sorprendenti - per confermarlo basta una visita alle case-torre e alle pievi dei borghi di Valle di Castrignano, Lesignano Palmia, Jano, Castrignano e Fontana - il territorio non è esente da minacce.

Il primo pericolo proviene dal deperimento degli edifici storici e dei pregevoli esempi di architettura rurale spontanea, un deperimento causato dall'abbandono e dalla qualità generalmente scarsa degli interventi di restauro. Si fa inoltre notare la presenza di costruzioni civili recenti e di grandi impianti per la stagionatura del prosciutto: presenza aliena, dal punto di vista architettonico, rispetto al contesto paesaggistico. Un altro problema è costituito dal crescente mercato della legna, che sta seriamente minacciando il patrimonio boschivo. E poi, come accade spesso nel nostro Appennino, c'è il tormento dei mezzi motorizzati a due e a quattro ruote, che in un'area soggetta a dissesto idrogeologico, deteriorano rapidamente i sentieri con il loro passaggio continuo.

A difesa di questo patrimonio, Jacopo Ferrari ha messo in opera la sua preparazione accademica in ambito architettonico e la sua attività fotografica, che si avvale del patrocinio di un grande vecchio come Stanislao Farri per spaziare in libertà su territori apparentemente lontani, dalla museografia narrativa del maestro-contadino Ettore Guatelli, alle commissioni della Galleria d'arte moderna e contemporanea di Bergamo. Per tornare poi sempre sulle sue amate colline: così belle, così fragili, così bisognose di aiuto.


Nota

( 1) Per informazioni sulle attività del Centro studi Monte Sporno: www.montesporno.it (il sito è in costruzione); per approfondire la conoscenza dell'autore delle fotografie: www.jacopoferrari.com.



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